30 Dic L’etica da Q a Pekka
Questa storia va raccontata partendo dalla Germania (anno 2001) dove confina con l’Olanda e il Belgio. Ero ad Aachen per fare visita ad un’amica in Erasmus, proveniente da Marsiglia dove mi aveva ospitato una mia amica di ICQ (bisous, Pascale). Ad Aachen c’è la Cappella Palatina di Carlo Magno (Aachen=Aquisgrana, la capitale del Sacro Romano Impero) e molte statue e siccome è vicina a Köln (Colonia) si trova la birra kölsch, attraverso la quale ho scoperto le birre regionali tedesche. La città è molto bella e molto viva, grazie anche agli studenti universitari, e all’Aoxomoxoa mi sono sentito molto piccolo mentre pogavo sui Rage Against the Machine (poi ho scoperto che il nome del locale veniva da un disco dei Grateful Dead).
Ad Aachen oltre a queste belle cose ci sono le terme e la fabbrica della Lindt, che per andarci abbiamo preso un autobus che aveva un capolinea in Germania e l’altro in Olanda, ed era bello e molto europeo.
Su quest’autobus un ragazzo si avvicina e rivolto a me e alla mia amica (aveva capito che eravamo italiani) ci chiede se conoscevamo Q e se l’avevamo letto. Q l’avevo letto e rimasi sorpreso che fuori d’Italia qualcuno lo conoscesse.
Stasera sono stato in birreria con un’altra amica (Bush di Natale, 13 piacevolissimi gradi) e a un certo punto ho cominciato a sproloquiare dilivres de chevet. Quei testi da tenere sempre a portata, sul comodino o a mente, quelli che ti ispirano nelle giornate.
Alla fine ho messo a fuoco che, per me, Q di Luther Blisset e l’Etica hacker di Pekka Himanen sono due libri fondamentali per la nostra generazione (o almeno per la cyberborghesia cara a Giovanni). Perché in entrambi i libri c’è una tensione alla speranza e al futuro che difficilmente ho riscontrato altrove, anche in analisti più puntuali o in romanzieri più avvincenti.
Non si tratta, alla fine, di quanto siamo bravi a leggere il nostro tempo, ma di quanto siamo capaci di assumere su di noi la responsabilità di farci artefici (faber fortunae suae) o nocchieri (gubernator) in gran tempesta.
C’è un sacco da fare.
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