28 Mar E l’ooohooohooo di meraviglia ai prodigi
Ho controllato su Internet (su Google): il concerto dei C.S.I. per il tour di Tabula Rasa Elettrificata si tenne a Pescara il 17 febbraio 1998 e sono passati vent’anni. Da Macerata partii con Andrea e Lorenzo e qualcun altro, ma non ricordo chi ci fosse, forse Margherita? Tabula Rasa Elettrificata era un disco simbolo di quella stagione del rock italiano: era andato primo in classifica alla sua uscita, era il culmine del lavoro del Consorzio Produttori Indipendenti, era il frutto di un viaggio in Mongolia e metteva insieme materialismo e ricerca di assoluto, potenza delle distorsioni e spiritualità. Le parole di Brace, Ongii e Bolormaa e di gran parte del concerto Ferretti le aveva cantate con una specie di benda sugli occhi, che dalla platea sembrava una treccia di crini. Allora mi ficcavo nel pogo a inizio concerto e ne uscivo alla fine sudato e ammaccato. Andrea invece a fine concerto mi disse che per lui un concerto come quello andava ascoltato restando immobili e concentrati: “vorrei che mi legassero, che non potessi muovere un muscolo, per sentire tutta l’energia del concerto”. Magari le parole non erano proprio queste, ma non avevamo uno smartphone per registrare il momento. Accanto a una considerazione di questo tipo mi sentivo quasi un plebeo per avere bisogno dell’energia trasmessa dal sabba e dallo scontro fisico con altri per trovare la mia dimensione.
Da qualche tempo avevo la mia prima email, su Yahoo, e andavo in giro a cercarmi concerti. Ricordo che con Gabriele andammo a sentire Guccini alla Festa Nazionale dell’Unità a Reggio Emilia, dormendo al ritorno nella sua Uno in una piazzola dell’autostrada. Probabilmente era il 1997: tra gli stand di porchette e di presentazioni di libri c’erano degli attivisti che chiedevano l’abolizione della TUT – Tariffa Urbana a Tempo che limitava la possibilità di collegarsi ad Internet, a meno di non pagare salate bollette alla Telecom. #lamiastoriaconinternet era iniziata andando all’Informagiovani, dove per qualche mezz’ora chi non poteva permettersi quelle bollette o non aveva affatto un computer poteva fare le sue ricerche, chattare, leggere qualche quotidiano.
A casa avevamo provato ad usare un modem collegato ad un Commodore 64 già qualche anno prima, poi eravamo passati ad un Olivetti ma a parte qualche partita a Doom il computer era usato soprattutto da mio fratello che si era appassionato ai programmi di grafica. Avevo iniziato ad usarlo anche io più attentamente quando si era trattato di impaginare L’Aleph, una rivista culturale che facevamo circolare dentro l’Università di Macerata. Poco tempo dopo nacque Discanto, un altro foglio diretto da Andrea e Lorenzo, che conobbi così, perché volevamo “fare cultura” e la cultura circolava su fogli di carta stampati con quattro soldi, tolti alle birre e al Jameson.
Mi occupavo soprattutto di canzoni, ne parlai con Carlo Vecce e Ivanos Ciani e cominciammo a pensare ad una tesi di laurea su Guccini, guardando all’esperienza romana dell’Accademia degli Scrausi. Passavo dalle ricerche bibliografiche ai newsgroup, iniziando a mescolare le fonti di ricerca, cercando di capire come attribuire valore a quelle notizie raccolte al di fuori di sistemi strutturati e per un argomento come la canzone italiana. Dall’autostrada, mentre andavamo a qualche incontro organizzato su mIRC, si vedeva l’insegna di Esperya.
Dopo la laurea vennero i primi progetti di informatica umanistica, con la pubblicazione di un sito dedicato al racconto dei sogni nella letteratura italiana e l’occasione di partecipare ad un dottorato in Italianistica. Il giorno dell’orale, appena finita la mia prova, entro nello studio dove lavoravo al sito sui sogni e mi metto al computer. Apro Repubblica, un aereo si è schiantato contro le Twin Towers. Non faccio in tempo ad avvisare gli altri che la notizia cambia e si trasforma il mondo in cui avremmo vissuto.
Andrea ha seguito altri percorsi, ora siamo amici su Facebook ma interagiamo poco e niente pur avendo molte conoscenze in comune. Lorenzo l’ho incontrato in autogrill, eravamo in giacca e cravatta. Vado a pochi concerti, la maggior parte della musica contemporanea mi annoia. Internet è lo spazio in cui lavoro, i muri che alcuni amano costruirci dentro mi danno fastidio. Se pogo ho subito il fiatone, ma quelle poche volte ci provo ancora.
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