Ricordi di scuola
“Povero Guerreschi: a diciott’anni era già un uomo e si vergognava di queste cose… Io invece, grazie a Dio, no.”
Giovanni Mosca
Non ricordo se fosse autunno o primavera, né tantomento l’anno, in cui il professor Civardi ci fece leggere dal libro di italiano un racconto di Giovanni Mosca, tratto da Ricordi di scuola.
Nel racconto (che potete leggere qui in estratto) il giovane maestro si trovava a fronteggiare, alla prima nomina, una classe di bambini terribili. E’ un libro in cui Mosca racconta con ironia e garbo un paese che si trasforma sotto il fascismo, in cui le divisioni sociali si amplificano. I ricchi si chiamano ricchi, i poveri si chiamano poveri. E in cui però un giovane maestro può prendere in mano la sua classe e portare il capobanda fino al Liceo e alla promozione sociale.
Un altro passaggio del libro si trova qui.
Anni dopo, finito il Liceo Classico e appena iscritti all’Università, Marco ed io incontrammo Civardi in un bar. Ci chiese cosa stavamo facendo. “Lettere” abbiamo risposto, con una punta di orgoglio di fronte alla persona che ci aveva probabilmente indirizzato su quella strada. “Babbei” ci rispose “dovevate iscrivervi ad Ingegneria, oggi”.
Oggi è morto uno dei figli di Giovanni Mosca, simbolo di un’altra Italia.
3 aprile 2010 alle 13:50
…io comunque a ingegneria avrei fatto peggio di quello che (non) ho fatto a lettere, eh….
26 maggio 2010 alle 02:25
…io comunque a ingegneria avrei fatto peggio di quello che (non) ho fatto a lettere, eh….
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